Rinnovabili, nel 2017 gli investimenti italiani sono tornati a correre

Sono tornati a correre gli investimenti italiani nelle rinnovabili nel 2017: valgono 13,5 miliardi, per una potenza di 13,4 GW, contro i 6,8 GW del 2016. La crescita decolla, con un aumento del valore dell'87,5%. Se è vero che gli investimenti internazionali sono la componente principale, ripartono anche le installazioni in Italia. Sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo Rapporto annuale Irex "L'evoluzione del mercato elettrico tra nuovi modelli di business e policy nazionali", presentato a Roma e realizzato da Althesys.

 

Il rapporto, oltre a tracciare gli investimenti "utility scale" realizzati in Italia da operatori italiani e stranieri e all'estero dai soli player italiani, fa anche il bilancio decennale degli investimenti nazionali nelle rinnovabili, il cui ruolo è oggi divenuto centrale, segnando l'evoluzione dell'intero settore elettrico.

 

L'aumento degli investimenti, in larga parte all'estero, secondo l'economista Alessandro Marangoni, capo del team di ricerca e ceo di Althesys, "conferma in maniera inequivocabile che l'industria elettrica ha scelto le rinnovabili come asse centrale del sistema energetico futuro, tanto che le rinnovabili costituiscono l'85% della nuova capacità installata nel 2017. E lo dimostra anche lo stesso Irex Report, che compie dieci anni: da studio di nicchia è oggi divenuto un rapporto su tutta l'industria elettrica".

 

I numeri degli investimenti. Nel 2017 sono state registrate oltre 200 operazioni con una potenza coinvolta di 13,4 GW e un valore stimato in circa 13,5 miliardi di euro. I nuovi progetti tornano ad essere la parte principale. Nonostante il 55% delle operazioni sia in Italia, l'88% della potenza è all'estero. Le nuove iniziative nazionali sono in sensibile ripresa rispetto al 2016, con 1,1 GW (400 MW l'anno precedente) e quasi 1,4 miliardi di euro. Ma non basta.

 

Le acquisizioni registrano 64 operazioni e 2.165 MW, per un controvalore di 3,15 miliardi di euro. La tecnologia prevalente per numero di deal è il fotovoltaico (44%) seguito dall'eolico (20%) e dalla Smart Energy (12%). Il mercato secondario degli impianti in Italia si è dimostrato, infatti, ancora molto attivo, con oltre 1.140 MW scambiati, dei quali il 48% sono eolici e il 42% fotovoltaici. Si affacciano le prime iniziative di rinnovamento degli impianti che, pur pesando solo per l'1% delle operazioni, evidenziano una delle direttrici per il rilancio del settore.

 

Eolico e fotovoltaico. Due segmenti di mercato che in Europa mostrano costi ancora in discesa. Le aste competitive hanno però portato a un rapido calo delle tariffe, che hanno ridotto i ritorni degli investimenti. L'effetto è stato in parte mitigato dalla ripresa dei prezzi elettrici, tornati a salire dopo anni di calo. Il costo medio dell'elettricità (Lcoe) dell'eolico di 44,2 euro/MWh, in lieve discesa rispetto al 2016, assicura buoni ritorni degli investimenti in quasi tutti i paesi.

 

Sistema elettrico. La transizione verso una maggiore penetrazione delle rinnovabili pone quesiti sull'adeguatezza del sistema elettrico italiano. Mentre nel breve periodo, ovvero al 2025, non paiono esservi difficoltà, queste potrebbero emergere nel medio-lungo periodo (2030-40), quando l'invecchiamento del parco termoelettrico rischierà di rendere il sistema inadatto a soddisfare i fabbisogni. "Occorrerà fare qualche riflessione - sottolinea Marangoni - sull'adeguatezza del sistema elettrico nazionale, che nel medio-lungo periodo si potrebbe trovare a rischio shortage a causa dell'obsolescenza dei vecchi impianti termoelettrici, rendendo necessaria l'introduzione di accumuli in grado di accompagnare le rinnovabili". Gli scenari futuri indicano che si dovranno aumentare gli investimenti nel rinnovamento del parco termoelettrico e nei sistemi di accumulo (batterie e pompaggi).

 

Energia digitale. La trasformazione digitale sarà il fattore di maggiore impatto, sia sul lato della domanda che dell'offerta. Sulla spinta dello sviluppo di soluzioni Internet of Things, la cosiddetta Digital Energy, si modificheranno inevitabilmente le modalità di scambio, trasporto e consumo dell'energia. Le utility potranno ottimizzare la gestione complessiva, implementare modelli di business diversi e offrire nuovi servizi. Anche i consumatori potranno avere un ruolo più attivo nel sistema, evolvendo verso schemi di prosumer e comunità energetiche. Reti, edifici, città e mobilità sono alcuni dei principali ambiti applicativi della rivoluzione smart.

 

Il futuro del biometano. "L'elettricità avrà un ruolo centrale nell'economia del futuro, ma la transizione energetica non sarà repentina, richiederà un adeguamento tecnologico che interesserà nei prossimi decenni produttori, industrie manifatturiere, reti distributive e consumatori. In questo scenario, il biometano offre una flessibilità senza pari, poiché consente di produrre gas ed elettricità rinnovabili, operando una funzione di cerniera tra le due reti", dichiara Piero Gattoni, presidente del Cib, il Consorzio italiano biogas. "La programmabilità, riconosciuta dalla Sen, è uno dei maggiori punti di forza del gas rinnovabile - aggiunge Gattoni - che promette di raggiungere entro il 2030 volumi pari a 10 miliardi di Nm3, di cui 8 da matrici agricole, pari a circa il 15% dell'attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Inoltre, gli impianti di biogas e biometano sono altamente complementari con le altre rinnovabili, poiché consentono di assorbire i picchi produttivi delle Fer intermittenti (eolico e solare), e di trasformare l'energia elettrica in eccesso, quindi non stoccabile, in gas naturale rinnovabile, attraverso il processo di power-to-gas". 

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